Genealogia italiana di Stefania Fangarezzi

Genealogista professionista

Piccolo glossario di genealogia

Per questo glossario si ringraziano: Wikipedia, Guida Generale degli Archivi di stato Italiani, Guida degli Archivi Diocesani d'Italia; per le fonti citate.)

Attenzione, il glossario è sempre in aggiornamento e quindi alcune informazioni, in particolare alcuni collegamenti ipertestuali (link) potrebbero non funzionare. Ce ne scusiamo, grazie.

Regolamenti di legge relativi alle deleghe: Delega.

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Cognome

Il cognome è quella parte del nome di una persona che indica a quale famiglia appartiene. In italiano il cognome viene generalmente scritto dopo il nome proprio, ad eccezione dell'uso negli atti pubblici e privati o negli elenchi quali liste anagrafiche ed elettorali.

L'uso del cognome come identificativo di una famiglia si fa risalire all'antica Roma. Infatti, se nei tempi arcaici veniva usato un solo nome, già negli ultimi secoli della Repubblica romana le persone libere adottavano tre nomi (tria nomina):

  • praenomen (che distingueva l'individuo ed era paragonabile al nome proprio di persona contemporaneo)
  • nomen (che denotava la gens di appartenenza, paragonabile all'odierno cognome)
  • cognomen (che era un soprannome, il più celebre esempio è Cicerone (Cicero) noto così a causa di un grosso porro che aveva sulla faccia.

Verso il V secolo la distinzione fra nomen e cognomen si fa sempre più sfumata e diventa comune l'uso di un nome unico (detto supernomen o signum), con le caratteristiche di non essere ereditato e di avere un significato immediatamente comprensibile (ad esempio il nome imperiale Augustus che significa "consacrato dagli auguri" o "favorito da buoni auspici").

Dopo la caduta dell'Impero romano, ogni persona veniva identificata dal solo nome personale, di cui venivano usati vezzeggiativi in ambito familiare. Tali nomi venivano a volte riferiti anche alle caratteristiche della persona, alla provenienza o alla paternità. L'avvento della religione cristiana e le ripetute invasioni barbariche facilitarono la diffusione di nuovi nomi che si aggiunsero ai nomi già in uso.

Tra le principali difficoltà nell'individuare bene una persona e registrarla, dev'essere valutata la condizione medievale di chi fuggiva dai feudi per vivere nei centri abitati: ci si registrava nelle corporazioni municipali fornendo il nome e la provenienza (Montanaro, Dal Bosco, ecc.) oppure un pregio o difetto fisico (Gobbo, Rosso, Mancino, ecc.) oppure un mestiere (Sella, Ferraro, Marangon, ecc.) e dopo un anno solare il feudatario perdeva il diritto di riportarsi al feudo il fuggitivo.

Si rese nuovamente necessario identificare tutti gli individui appartenenti alla medesima discendenza con un altro nome. Nacque così il cognome moderno, che poteva essere originato da una caratteristica peculiare delle persone, come ad esempio la loro occupazione, il luogo d'origine, il loro stato sociale o semplicemente il nome dei genitori: "Rossi" (il cognome più diffuso in Italia) potrebbe far riferimento al colorito della carnagione o dei capelli di qualche antenato; "Fiorentini" probabilmente provengono originariamente da Firenze, "Di Francesco" potrebbe indicare "figlio di Francesco".

In Italia, l'uso dei cognomi è inizialmente una prerogativa delle famiglie più ricche. Tuttavia tra il XIII secolo e il XIV secolo l'uso si estende agli strati sociali più bassi.

Il Concilio di Trento (vedi) del 1564 sancisce l'obbligo per i parroci di gestire un registro dei battesimi con nome e cognome, al fine di evitare matrimoni tra consanguinei.

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